L’Italia non è mai stata una nazione da grunge.Sì, nel tempo ha ospitato concerti di Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains, Foo Fighters e Nickelback.Ma non è nelle sue corde, nella sua tradizione intoccabile.Tuttavia, una ventata nuova per il tricolore e di ritorno agli anni ‘90 di Seattle (per chi mastica di più il genere) la danno gli Acid Muffin, dalla provincia di Roma: la dimostrazione concreta è Nameless, Ep di cinque pezzi pubblicato a maggio 2013 dal power trio composto da Marco Pasqualucci (voce e chitarra), Matteo Bassi (basso) e Andrea Latini(chitarra).Gli Acid Muffin sono in vita dal 2010 e in Nameless, secondo lavoro della loro storia, mescolano un grunge di partenza con hard rock e un pizzico di psichedelia.Il mini lavoro si apre alla grande con “Around the hole”: inizio a stecca con batteria serrata, chitarre acide e basso all’unisono, per una base sonora perfetta per sfondare nel nord America di un quindicennio-ventennio fa.A sorprendere è il particolare e interessante timbro vocale del vocalist Marco, dalle basse profonde (sarebbe bello capire se anche dal vivo la resa sia così buona).A spezzare l’orecchiabilità del pezzo c’è un bridge ipnotico, molto alternative, che dà un tocco di particolarità al brano stesso.A seguire c’è l’hard rock veloce, spensierato e parecchio anni ‘80 di “Just another way”, non efficace come il precedente ma parecchio energico.L’orecchiabilità torna prepotente con “Bones”, un vero e proprio inno alla musica grunge reso più attuale da una struttura pop moderna.In chiusura un altro pezzo dal bel ritornello, “On the skin” e l’ottima closing track “Nothing inside”.Gli Acid Muffin sanno che strada percorrere e hanno i giusti mezzi per colpire: mancano un po’ di esperienza, ulteriore cura negli arrangiamenti e i giusti contesti in cui esibirsi dal vivo.Nameless, comunque, promosso.exitwell.com/review
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23Jun2014
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RockIt Review
Non vi bastasse la rullatona iniziale tipo mitragliata, ci saranno tanti altri dettagli durante questi cinque brani che vi confermeranno il tiro e la bravura degli Acid Muffin.Il disco è registrato male ma ai tre sembra non importare, il risultato lo portano a casa ugualmente. La prima grande qualità è la voce: bella pastosa a metà tra un Eddie Vedder e Adam Duritz dei Counting Crows, capace di inventarsi melodie ben sopra la media noiosa di tutti i gruppi che decidono ancora di approcciarsi ad un genere simile. Mi ero dimenticato di scrivere che fanno grunge ma immagino che ci siate arrivati da soli. La seconda è quest’immaginario acido e violento (tipo: sentite lo zippo che accende la sigarette e poi parte “Just Another Way”, che è un altra canzone bella robusta e tirata). Azzeccano pure la ballad (“Bones”), quindi molto bene. Cose no: qualche assolo di troppo e il fatto che alla lunga i cinque brani risultano un po’ ripetitivi, “Nothing inside” è quasi noiosetta. Ed è sempre un passo falso in un ep, dal momento che dovrebbe rappresentare quanto di meglio si ha in canna.Spero di ascoltare altro materiale, questo è sicuro.rockit.it/review