Cari Amici di Live to Rock, benvenuti al terzo appuntamento di “Words to…..Rock” , rubrica nata per approfondire il significato più nascosto del testo di una canzone insieme all’ autore. Questa volta diamo il benvenuto a Marco Pasqualucci Guitar & Vocals degli Acid Muffin.
Prima di iniziare la nostra intervista, vorrei spendere due parole su questo trio romano. Gli Acid Muffin hanno alle spalle centinaia di live e aperture per band quali L7, Arcane Roots, Il Teatro degli Orrori, The Quireboys e molti altri. Il 7 Novembre 2016 hanno pubblicato “Bloop” un album che sta riscuotendo molti consensi da parte degli addetti ai lavori, un album che consiglio vivamente ai nostalgici ‘moderni’ degli anni ’90. Uso la dicitura ‘nostalgici moderni’ perché il sound affonda le radici nel grunge ma gli Acid Muffin rielaborano quel sound secondo il loro stile facendolo proprio. E proprio dall’album “Bloop” andremo a commentare il primo singolo estratto “The Last Illusion”. La canzone si compone di 7 strofe da 4 versi, non c’è il classico ritornello che si ripete, e sono proprio i due ritornelli ad essere la parte più graffiante della canzone. Come la tipica struttura della canzone grunge, “The Last Illusion”, è impregnata di idealismo e offre spunti di riflessione sulla condizione umana. I sentimenti espressi dal testo sono ben supportati dalla musica incalzante.. Ma lasciamo parlare l’autore del testo.
Emilia: Ciao Marco benvenuto in “Words to….Rock”. Innanzitutto mi sembra doveroso ricordare chi ha composto la musica..
Marco: Un saluto a voi! L’origine di questa canzone è stata particolare rispetto alle altre del disco, io avevo una linea vocale che da un pò mi tormentava, in genere succede e poi scriviamo il pezzo con gli accordi su cui ho improvvisato la voce ma questa volta non riuscivo a tirare fuori il meglio ed ero un pò stressato. Mi piaceva l’idea di scrivere un pezzo che, certe volte, noi Acid Muffin definiamo impropriamente “dritto” che non ti svela subito una struttura che sai già che tornerà come molte grandi canzoni,volevo che evolvesse in un modo o in un altro. Per farla breve alla fine avevo una piccola struttura traballante e mi tornò in mente un meraviglioso arpeggio di mio cugino David Filippi, un bassista, grande conoscitore di sound che per qualche ragione non utilizzò mai per una sua composizione, io gliela chiesi e lui ce la regalò dicendomi ”vai,è vostra!”, non ci potevo credere. L’arpeggio da lui composto anni prima si sposava perfettamente con tutto il resto, lo presi come un segno delle stelle hahaha… Portai questa idea e la sviluppammo tutti insieme.
Emilia: Il testo si apre con la frase “Where are you going?” e già ci introduce in quello che sarà l’ argomento e il mood della canzone. Ci racconti, dal punto di vista dell’autore, il significato più profondo del testo?
Marco: Ho sempre pensato che i testi delle canzoni siano un pò come una vecchia cassa polverosa, su in soffitta, dove sta a te sporcarti e incazzarti per aprire i lucchetti e guadagnarti il misterioso contenuto. Posso dire che spesso i testi hanno molte chiavi di lettura e questo è magnifico perché ognuno di noi se le può cucire addosso no? Quello che sento io magari lo senti anche tu e forse in modo un pò diverso perché in fondo è la tua vita che stai vivendo e poi scopri che hai un riscontro. ”The last illusion” è un testo apocalittico, un risveglio, un modo per dire “hei stronzo sono vivo e so chi sono cazzo!”La parte strumentale finale, non a caso, l’ho sempre immaginata come uno scontro finale del tipo “mena il tuo colpo migliore amico,non mi fai paura”un pò alla Jack Burton di “Big Trouble in Little China” non so se mi spiego…
Emilia: Nella penultima strofa, utilizzi la frase “poisoned monkeys” per enfatizzare un mondo dai “valori avvelenati”?
Marco:Centro!
Emilia: Quali sono le varie fasi compositive? Nasce prima la musica o il testo? O contemporaneamente?
Marco: In genere la prima cosa è l’idea che butto giù cazzeggiando sulla tastiera della chitarra,e dopo un pò l’idea e l’ispirazione si incontrano dove prima cazzeggiavo,in genere è un attimo,dopo ore di accordi e arpeggi inconcludenti, trovo una melodia che mi cattura,poi corro a prendere il telefono per fermare l’attimo oppure vola via e Dio solo sa quante possibili canzoni ho perso così!Poi corro in sala dalla Band e prego che abbiano idee geniali per arrangiare il tutto e si lavora, ognuno con la propria sensibilità. Certe volte invece un pezzo viene fuori semplicemente facendo Jam insieme,durante un riscaldamento,amo quando capita. Mi piace come la Band studia il proprio ruolo nei nuovi brani,è bello,ti fa sentire parte di un organismo vivo. Arrivati ad un punto dove gli arrangiamenti ci soddisfano la chiudiamo e lavoriamo per farla girare a dovere dal vivo,per noi è fondamentale l’impatto che hanno le canzoni dal vivo e spendiamo molto tempo nel provare insieme. Il Team è tutto,se non ce l’hai buono hai un problema,nessuno fa tutto da solo,quando sai collaborare con altre menti questo ti spinge a migliorarti e ad usare la testa perché certe volte è dura per molti motivi,il primo passo?Distruggere il proprio Ego.
Emilia: Qual è la tua fonte di ispirazione nella fase creativa?
Marco: Qualsiasi cosa che sentiamo di dover capire e affrontare sputare via dalle nostre teste, la vita sa colpire duro ed è facile vedere solo oscurità,noi combattiamo invece,con un coltello in mezzo ai denti,cercando di raggiungere le persone con la nostra musica,trovando nuovi punti di vista e urlando tutto quello che ci fa incazzare.
Emilia: Il video traduce in maniera metaforica il messaggio del testo, infatti siamo di fronte ad uno spettacolo di un’illusionista un po’ particolare… cosa ci puoi raccontare riguardo al video? C’è un “dietro alle quinte” che ci vuoi/puoi raccontare?
Marco: Alcune cose è meglio evitare di raccontarle hahaha… Tornando alla realizzazione del video posso dire che questa volta siamo stati lieti di avere una Troupe leggermente più ampia a differenza dei video girati in precedenza,la cosa non è da sottovalutare mai,è magnifico dover pensare a meno cose e concentrarsi sul vero ruolo che ricopri in certe situazioni.
Emilia: Prima di Salutarci, siccome in questa rubrica parliamo di testi, c’è una frase (citandola) di un testo di una canzone o l’intero testo, che ti ha colpito o a cui sei particolarmente legato e perché?
Marco: Un pezzo dei Stone Temple Pilots “Kitchenware & Candy Bars” amo alla follia questa canzone. “ you read the words and it sells you life they sell their words, but it’s all a lie”
Grazie di tutto Emilia, Acid Muffin let’s rock!!!