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03Feb2014
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IndieRockBands Review
Se fossimo a Seattle nel ’94, coi capelli unti, la camicia di flanella, le scarpe pesanti ed un sacco di rabbia repressa, probabilmente avremmo le cuffie ad alto volume attaccate al walkman con dentro una demo degli Acid Muffin.Non siamo a Seattle e non siamo nel ’94. Siamo a Roma e l’atmosfera disagiata, pesante e fascinosa che il trio propone con Nameless ci mette a nostro agio.Chi vi parla ha le mani ancora sporche di grunge e non vorrà lavarsele per il resto della sua vita; dai primi accordi degli Acid Muffin ci si accorge che l’intento è chiaro.La chiave è una ed il progetto è volutamente “americano” con tratti distorti che ricordano Puddle Of Mudd, Bush eCreed per le melodie vocali (di indubbio buon gusto e perfettamente gestite con una voce calda e potente) ma riesce ad essere internazionale e terribilmente gradevole tanto che si fatica a smettere di ascoltare, almeno per orecchie allenate al grunge.Tra le particolarità degli Acid Muffin bisogna ricordare la grande capacità di rendere l’ascolto profondo.Sentire i brani di Nameless costringe ad una introspezione e ci mette nelle condizioni di capire quanto i brani siano “sentiti” e quanto il disagio e il sentimento che i grandi interpreti degli anni 90 (Alice in Chains, Pearl Jam ad esempio) mettevano nelle proprie esibizioni e registrazioni, sia compreso e sia voluto.C’è moltissimo in questo EP,c’è tanta densità e finalmente, vien da dire, visto che i tempi che viviamo premiano troppo spesso la banalità e la superficialità.Fate come me.Spegnete il computer, mettetevi le cuffie, ascoltatevi Nameless degli Acid Muffin ad alto volume e tutto il resto vi sembrerà meno importante.indierockbands/review