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14Jan2014
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Indiepercui Review
Energia allo stato puro dove pietre targate ’90 sono scagliate per frantumarsi in numerose e sempre nuove parti che riescono a ricondurre il tutto ad un qualcosa di nuovo, ad un qualcosa di autentico.Questo Ep trasuda dolore, quel dolore vero che porta alla continua ricerca di noi stessi e all’ineguagliabile strada che conduce verso l’infinito.Musica di alto spessore dove i muri di chitarra grunge si intensificano con fraseggi più rock suonato e oscuro, a riempire vuoti incolmabili e attenti al colore più vero e reale.I tre romani regalano un esordio con il botto che parte con sonorità alla Soundgarden nell’apertura “Around the Hole” per toccare nelle successive ibridi di follia eccellente con echi di Stone Temple Pilots e Alice in chains.“Bones” ricorda il Vedder di Yield mentre il finale affidato a “Notthing inside” non delude, creando atmosfere rarefatte complici di un ottimo appeal vocale e strumentale che porta ad una fusione unica i vari strumenti.Un disco convincente e quasi inaspettato, maturo e coinvolgente, che ci fa tornare indietro di un paio di decenni facendoci sognare sui palchi della Seattle romana.indiepercui.altervista.org/review.